Dies Festis Mensis Aprilis.
Per gli antichi romani, nel mese di Aprilis arrivava la primavera e si sviluppava la fecondità della natura, per questo lo ritenevano sacro a Venere [Ov. Fast. IV, 1segg; Plut. Num. XIX, 3], la cui festa cadeva alle Kalendae; secondo Ovidio, anche il nome del mese era in relazione col nome greco della Dea [Ov. Fast. IV, 61 – 62], tuttavia la maggior parte degli autori antichi che ne hanno parlato, non concordano. Passando in rassegna le informazioni sull’origine del nome di questo mese, anche Macrobio [Macr. Sat. I, 12], citando il Libro dei Fasti di Cincio e Varrone, afferma che in età monarchica Venere non era venerata, né col suo nome latino, né con quello greco e che non compare nemmeno nell’inno saliare, per cui esclude la derivazione da Afrodite. L’origine del nome Aprilis proposta da Macrobio, sui cui concordano anche altri autori antichi, è dal verbo aperio, aprire (aprilius, aperilius) [Varr. L. L. VI, 33; Cens. II, 20; Serv. Georg. I, 43; Plut. Num XIX, 4; Lyd. Mens. IV, 64], perché
… [in questo periodo dell’anno] la terra, (e i fiori, frutti, gli animali, le creature marine) è come se si aprisse, aperiens, per il calore… [Serv. Georg. I, 43; Cal. Praen.]
Va ricordato poi che, prima dell’affermarsi dell’interpretatio greca in epoca repubblicana, Venus aveva un carattere alquanto diverso da quello che le attribuiscono gli autori di epoca imperiale.
*uenus è considerato dagli studiosi1 un neutro arcaico che, passato al femminile, sarebbe divenuto il nome della Dea Venus. Da questo vocabolo arcaico sono derivati il verbo ueneror e i termini uenia e uenenum. Il significato di *uenus si è trasmesso al verbo che ne è derivato, ma è difficile da spiegare: venerari indicava un moto, un atteggiamento degli uomini, teso ad ottenere la benevolenza degli Dei, non in base ad un rapporto di tipo “contrattualistico”, basato sui principi dello ius e della fides, che è invece implicato da precor, ma attraverso una specie di resa di favori alla divinità, da cui si sperava di avere in cambio un segno di benevolenza (venia), una sorta di captatio bnevolentiae. Per questo motivo la Venus romana fu in origine legata al fascino femminile, quella serie di atteggiamenti, capacità, attitudini innate, considerati quasi una forma di magia, che rendevano le donne desiderabili agli occhi dell’uomo (venustas). Questa magia diveniva poi concreta nel termine venenum che indicava, in origine un preparato in grado di avere un’azione magica, sia positiva (medicamento), che negativa (veleno) [Dig. L, 13, 236].
Sull’origine del culto di Venus a Roma abbiamo poche notizie, solo una serie di riferimenti ai più antichi aspetti della Dea che erano venerati prima del III sec. aev, ma nessuno sembra connesso con la generazione o i cicli vegetali, quanto piuttosto ai riti matrimoniali (questo spiegherebbe l’usanza delle giovani spose di donare i simboli della loro infanzia a Venere [Pers. II, 70 e shcol. ad loc] (Arnobio cita invece Fortuna Virginalis [Arnob. Adv. Nat. II, 67], mostrando un’oscillazione tra Venus e Fortuna che ritroviamo nei riti per le Kal. Apr)
Resta comunque un forte legame tra Aprilis e Venus: la Dea viene onorata alle Kalendae ed in occasione dei Vinalia Priora, che sono anche il dies Natalis del tempio di Venere Ericina.
In questo mese vi era un lungo intervallo di dies nefasti (13), così come accadeva in Februarius, tuttavia non vi sono festività legate alle purificazioni, ma tutta una serie di ricorrenze e giochi (più di 10 giorni sono dedicati a ludi) che segnano un periodo di allegria e di rinascita dopo la “morte” invernale (bisogna infatti ricordare che nefas, per i romani, non aveva un significato dispregiativo, ma indicava solamente i giorni in cui non era lecito trattare affari ed amministrare la giustizia).
Secondo Plutarco [Plut. Q. R. 35] in questo mese cadeva una festa in onore di Larentia, madre adottiva di Romolo e Remo, tuttavia non vi sono altre notizie in proposito, né è noto il giorno della festa.
Nel mese di Aprilis si svolgevano diverse festività dedicate alle più importanti divinità di Roma. Oltre a Venere, considerata una delle protettrici della città in quanto mitica antenata di Enea e quindi di Romolo [Ov. Fast IV, 36 segg; Dion. H. I, 70; Liv. I, 3], anche Cerere era onorata con i Cerealia e 5 giorni di giochi.
La Fortuna del popolo romano era celebrata alle Nonae, mentre Pales, antichissima divinità protettrice delle greggi e forse Dea tutelare della città, ai Palillia, ritenuti anche la ricorrenza della fondazione di Roma.
Juppiter era onorato ai Vinalia, la festa per la spillatura del vino novello, dato che presiedeva alla produzione di questa bevanda, regale e divina per eccellenza, tanto da essere uno degli elementi più importanti del rito sacrificale (libagione del vinum inferum, cioè purum).
Una festa in cui era onorato Mars, cadeva alla fine del mese, i Robigallia, in cui si invocava al protezione del Dio difensore della comunità e dei raccolti dalle malattie che avrebbero potuto danneggiare i cereali poco prima della mietitura.
Infine Flora, antica Dea italica legata alla fioritura, era onorata durante i Floralia ed i 5 giorni di ludi che cadevano tra la fine del mese di Aprilis e l’inizio di quello di Majus.
Invocazione a Venere [Lucr. De Rerum Nat. I, 1 – 49]
Aeneadum genetrix, hominum divomque voluptas, alma Venus, caeli subter labentia signa quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantum concipitur visitque exortum lumina solis: te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus summittit flores, tibi rident aequora ponti placatumque nitet diffuso lumine caelum. nam simul ac species patefactast verna diei et reserata viget genitabilis aura favoni, aeriae primum volucris te, diva, tuumque significant initum perculsae corda tua vi. inde ferae pecudes persultant pabula laeta et rapidos tranant amnis: ita capta lepore te sequitur cupide quo quamque inducere pergis. denique per maria ac montis fluviosque rapacis frondiferasque domos avium camposque virentis omnibus incutiens blandum per pectora amorem efficis ut cupide generatim saecla propagent. quae quoniam rerum naturam sola gubernas nec sine te quicquam dias in luminis oras exoritur neque fit laetum neque amabile quicquam, te sociam studeo scribendis versibus esse, quos ego de rerum natura pangere conor Memmiadae nostro, quem tu, dea, tempore in omni omnibus ornatum voluisti excellere rebus. quo magis aeternum da dictis, diva, leporem. effice ut interea fera moenera militiai per maria ac terras omnis sopita quiescant; nam tu sola potes tranquilla pace iuvare mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se reiicit aeterno devictus vulnere amoris, atque ita suspiciens tereti cervice reposta pascit amore avidos inhians in te, dea, visus eque tuo pendet resupini spiritus ore. hunc tu, diva, tuo recubantem corpore sancto circum fusa super, suavis ex ore loquellas funde petens placidam Romanis, incluta, pacem; nam neque nos agere hoc patriai tempore iniquo possumus aequo animo nec Memmi clara propago talibus in rebus communi desse saluti. omnis enim per se divum natura necessest immortali aevo summa cum pace fruatur semota ab nostris rebus seiunctaque longe; nam privata dolore omni, privata periclis, ipsa suis pollens opibus, nihil indiga nostri, nec bene promeritis capitur nec tangitur ira. |
Genitrice degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dèi, Venere datrice di vita, che sotto i corsi celesti degli astri dovunque avvivi della tua presenza il mare percorso dalle navi, le terre fertili di messi, poiché grazie a te ogni specie di viventi è concepita e, sorta, vede la luce del sole – te, o dea, te fuggono i venti, te le nuvole del cielo, e il tuo arrivare; a te soavi fiori sotto i piedi fa spuntare l’artefice terra, a te sorridono le distese del mare e placato splende di un diffuso lume il cielo. Ché appena è dischiuso l’aspetto primaverile del giorno e, disserrato, si ravviva il soffio del fecondo zefiro, prima gli aerei uccelli te, o dea, e il tuo giungere annunziano, colpiti nei cuori dalla tua potenza. Poi fiere e animali domestici bàlzano per i pascoli in rigoglio e attraversano a nuoto i rapidi fiumi; così preso dal fascino ognuno ti segue ardentemente dove intendi condurlo. Infine, per i mari e i monti e i fiumi rapinosi e le frondose dimore degli uccelli e le pianure verdeggianti, a tutti infondendo nei petti carezzevole amore, fai sì che ardentemente propaghino le generazioni secondo le stirpi – poiché tu sola governi la natura e senza di te niente sorge alle celesti plaghe della luce, niente si fa gioioso, niente amabile, te desidero compagna nello scrivere i versi ch’io tento di comporre sulla natura per il nostro Memmiade, che tu, o dea, in ogni tempo volesti eccellesse ornato di ogni dote. Tanto più dunque, o dea, da’ ai miei detti fascino eterno. Fa’ sì che frattanto i fieri travagli della guerra, per i mari e le terre tutte placati, restino quieti. Tu sola infatti puoi con tranquilla pace giovare ai mortali, poiché sui fieri travagli della guerra ha dominio Marte possente in armi, che spesso sul tuo grembo s’abbandona vinto da eterna ferita d’amore; e così, levando lo sguardo, col ben tornito collo arrovesciato, pasce d’amore gli avidi occhi anelando a te, o dea, e, mentre sta supino, il suo respiro pende dalle tue labbra. Quando egli sta adagiato sul tuo corpo santo, tu, o dea, avvolgendolo dall’alto, effondi dalla bocca soavi parole: chiedi, o gloriosa, pei Romani placida pace. Ché in tempi avversi per la patria non possiamo noi compiere quest’opera con animo sereno, né l’illustre progenie di Memmio può in tali frangenti mancare alla comune salvezza. Infatti è necessario che ogni natura divina goda di per sé vita immortale con somma pace, remota dalle nostre cose e immensamente distaccata. Ché immune da ogni dolore, immune da pericoli, in sé possente di proprie risorse, per nulla bisognosa di noi, né dalle benemerenze è avvinta, né è toccata dall’ira. |
1 G. Dumézil – La Religione Romana Arcaica pgg 366 e segg con bibliografia ivi
MENSIS APRILIS |
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28 mar |
1 |
KAL |
F |
Veneralia (Veneri Verticordiae) Fortuna Virilis |
Giovani e matrone, coronate di mirto, onoravano Venus Verticordia. Le donne di bassa condizione facevano un basgno nelle terme degli uomini e pregavano Fortuna Viriils [Ov. Fast IV, 133 segg.; CIL I, 262] |
29 mar |
2 |
IV Non |
F |
Dies Ater |
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30 mar |
3 |
III Non |
C |
Herculi Victori |
Si onorava Ercole Vincitore come dispensatore di buona salute [Lyd. Mens. IV, 67] |
31 mar |
4 |
II Non |
C |
Matri Magnae Ludi Megalesiaci initium |
Inizio dei Ludi dedicati alla Grande Madre Idea degli Dei, detti Megalesiaci [CIL I, 390] |
1 apr |
5 |
NON |
N |
Fortunae Publicae in Colle |
Dedica del tempio alla Fortuna Publica citeriore sul Quirinale [Cal. Praen] |
2 apr |
6 |
VIII Eid |
NP |
Dies Ater |
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3 apr |
7 |
VII Eid |
N |
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4 apr |
8 |
VI Eid |
N |
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5 apr |
9 |
V Eid |
N |
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6 apr |
10 |
IV Eid |
N |
Ludi megalesiaci finis Matri Deum Magnae in Palatio |
Dedica del tempio della Magna Mater Deorum sul Palatino [Liv. XXXVI, 36]. Ludi in Circo |
Oraculum Fortunae Patet |
A Preneste 9 – 10 o 10 – 11 [CIL. I, 235] Dies Inominalis |
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7 apr |
11 |
III Eid |
N |
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8 apr |
12 |
Prid |
N |
Ludi Cereri initium |
Ludi in Circo |
9 apr |
13 |
EID |
NP |
Iovi Invicto et Libertati |
Dedica del tempio votato da Q. Fabio Massimo Rulliano durante la battaglia di Sentinum [Liv. X, 29, 14] |
10 apr |
14 |
XVII Kal |
N |
Dies Ater |
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11 apr |
15 |
XVI Kal |
NP |
FORDICIDIA |
Sacrificio delle fordae boves nelle curie e sul Campidoglio [Ov. Fast. IV, 629 segg; Var. L. L. VI, 15] |
12 apr |
16 |
XV Kal |
N |
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13 apr |
17 |
XIV Kal |
N |
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14 apr |
18 |
XIII Kal |
N |
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15 apr |
19 |
XII Kal |
N |
Ludi Cereales finis CEREALIA |
Cereri, Libero, Liberae |
16 apr |
20 |
XI Kal |
N |
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17 apr |
21 |
X Kal |
NP |
PALILIA |
Dies Natalis Urbis |
18 apr |
22 |
IX Kal |
N |
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19 apr |
23 |
VIII Kal |
NP |
VINALIA PRIORA Veneri Erycinae, Iovi |
Dies festus in cui si libava il vino nuovo (calpar) a Giove [Fest. 374] Veneri Erycinae fuori Porta Collina [AFA] |
20 apr |
24 |
VII Kal |
C |
Feriae Latinae (conceptivae) |
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21 apr |
25 |
VI Kal |
NP |
ROBIGALIA |
Feriae di Robigo, [si sacrifica] al V miglio della via Claudia, affinchè Robigo non nuocia alle messi. Sacrificio e ludi… [Cal. Praen.] |
22 apr |
26 |
V Kal |
F |
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23 apr |
27 |
IV Kal |
C |
Dies Inominalis |
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24 apr |
28 |
III Kal |
NP |
Floralia Ludi Florae |
In questo giorno fu dedicato il tempio di Flora per scongiurare una carestia [Cal praen]. Ludi usque ad V Non Maj |
29 |
II Kal |
C |
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